Home Page Italian version
Atti del 1° Seminario Europeo "Falcon One" sulla Criminalità Organizzata Roma,
26 - 27 - 28 aprile 1995
Subscription Stampa Sommario
Premessa
La D.I.A. ha di recente realizzato una approfondita analisi su una realtà, quella cinese, che si presenta di estrema delicatezza, di grande attualità e di cui non appare ancora in tutta la sua pericolosità l'effettiva potenzialità delinquenziale.
Si è deciso di affrontare un fenomeno che in Italia si va diffondendo e che in Europa e nel mondo, invece, è radicato da più tempo, nella convinzione che una "deregulation" dell'attenzione investigativa, impegnata su fronti delinquenziali endemici, possa determinare la crescita della criminalità cinese e la sua esiziale affermazione.
È necessario, allora, creare in tale campo d'azione delle regole, delle metodologie d'indagine orientate su una fenomenologia difficilissima da penetrare, in ragione, principalmente, di un muro di omertà spesso invalicabile, dove si intrecciano più interessi, più culture regionali, più dialetti, ove è facile disorientarsi.
Ebbene, conoscere la realtà cinese è allora sostanziale per poter adottare "terapie" che riescano a frenare l'avanzata della parte malsana orientale di una comunità di emigrati da sempre composta da lavoratori osservanti della legge.
L'analisi sulla fenomenologia delinquenziale cinese muove da una considerazione, piuttosto, e cioè: ove si insedia una comunità cinese, si inserisce inevitabilmente un elemento criminale con caratteristiche tali da sfruttare la maggioranza degli immigrati che lavora onestamente.
Per la mafia cinese in Italia l'interesse preminente sembra essere quello degli esercizi pubblici, primi fra tutti i ristoranti, anche se figurano altre attività produttive, ove i cinopopolari sono occupati, quali le pelletterie, le sartorie, le rosticcerie e da ultimo la vendita ambulante di oggetti di provenienza orientale, con orari lavorativi per noi assurdi (18 ore al giorno circa) e senza adeguate condizioni igieniche.
I cinopopolari vivono praticamente segregati e, come ai tempi della prima rivoluzione industriale, in forzata simbiosi con i macchinari ed i manufatti.

Implicazioni di gruppi criminali cinesi nei grandi traffici internazionali degli stupefacenti
I gruppi criminali cinesi sono fortemente implicati nei più grossi traffici di stupefacenti ed in particolare degli oppiacei.
I produttori ed i trafficanti di oppiacei sono favoriti da condizioni territoriali e storiche sia per quanto riguarda la produzione che in tutte le altre attività che concernono lo smercio di stupefacenti.
Il papavero da oppio vede favorita la sua crescita in una fascia di territorio, la cosiddetta "Mezzaluna dell'oppio", che si sviluppa tra Asia e Medio Oriente.
Oltre ad una parte dello Yunnan ricompreso nel cosiddetto "Triangolo d'oro", i confini della Cina sono contigui a circa metà di quelli settentrionali della "Mezzaluna dell'oppio".
Ma oltre a questa "particolarità" geografica vi sono delle precise ragioni storiche per le quali le "Triadi" hanno una considerevole influenza nel traffico degli stupefacenti provenienti dal "Triangolo d'oro".
Il "Triangolo d'oro" è un'area che ricomprende territori sottoposti alla sovranità di più Stati: ad ovest la Birmania (che attualmente si chiama Myanmar), a nord alcune zone della provincia cinese dello Yunnan, ad est il Laos e la Thailandia, a sud ancora la Thailandia e la Birmania.
In tutto l'area ricomprenderebbe oltre 240.000 ettari ove la tradizionale coltivazione del papavero da oppio è praticata intensivamente.
In particolare, quella parte della Birmania è controllata di fatto dall'etnia Shan, un gruppo separatista di lingua e tradizioni molto più vicine ai thailandesi, che ha come attività prevalente la coltivazione dell'oppio.
Ai vertici di queste forze vi sono elementi a vario titolo legati alle società segrete cinesi.
Passando oltre, v'è da rilevare come la Thailandia, ove la comunità cinese è assai numerosa, sia uno dei centri nei quali verrebbero realizzate il maggior numero delle intermediazioni di stupefacenti.
A Bangkok risiede una numerosa comunità di immigrati cinesi che costituisce, com'è facilmente intuibile, "serbatoio" per le organizzazioni criminali.
Bangkok resta, inoltre, uno dei più prestigiosi snodi per i corrieri di eroina diretti in Europa ed in Nord America (presso lo scalo aereo della città, nel solo 1992, sono stati sequestrati 350 kg. di eroina).
La situazione del "Triangolo d'oro" dimostra, quindi, come la produzione ed il traffico di grandi partite di stupefacenti provenienti proprio da quell'area siano saldamente sotto il controllo di cinesi legati agli ambienti delle "Triadi".
Ad Hong Kong le "Triadi" hanno mantenuto il centro dei loro interessi ed è lì che vengono ancora fatti confluire enormi quantitativi di droga destinati ai mercati europei ed occidentali.
A conferma di quanto sostenuto sul ruolo centrale delle "Triadi" cinesi nel traffico di droga, si rileva che grosse partite di droga proveniente dal "Triangolo d'oro" seguono usualmente le rotte di terra che passano per la Cina: attraverso la provincia cinese dello Yunnan e quella del Guangxi i carichi giungono nella zona a trattamento economico speciale di Guangdong ed in particolare nella città di Canton (o Guangzhou) da dove viene poi inviata, con dei corrieri, ad Hong Kong.
Per quanto specificamente attiene alle rotte utilizzate, sono state individuate numerose vie seguite dai trafficanti cinesi sia per la immigrazione clandestina che per la droga.
Quello che è opportuno in questa sede segnalare è che molte di queste rotte si dipartono da città come Shanghai o Fuzhou site in provincie del sud-est della Cina, contigue a quelle dello Zhejiang; ma proprio da qui provengono, in maggioranza, gli immigrati cinesi (clandestini e regolari) che formano la comunità italiana.
Molti di tali percorsi prevedono scali e soste in città europee come Francoforte, Londra, Parigi, Amsterdam, Copenaghen, Zurigo, Mosca e Istanbul.
Altre rotte accertate seguite dai trafficanti di manodopera clandestina toccano l'Austria, la Bulgaria, l'Ungheria ed altri paesi dell'Est interessati dall'immigrazione cinese, come si evince da numerose indagini effettuate dalle Forze di polizia nazionali ed europee.
Ciò che, in buona sostanza, si vuole porre in risalto è il ruolo di primo piano ricoperto dalle organizzazioni criminali cinesi nel traffico mondiale di stupefacenti.
Come si è cercato di illustrare, elementi cinesi o di origine cinese all'estero sono collocati in posizioni "strategiche" rispetto alle attività di coltivazione, intermediazione e trasporto di stupefacenti dalle aree di produzione a quelle di smercio in tutto il mondo.
Per quanto riguarda in particolare il nostro Paese, il traffico di manodopera clandestina potrà rappresentare il "cavallo di Troia" attraverso il quale le "Triadi", con la complicità dei sodalizi criminali italiani, potranno conquistarsi anche il mercato italiano degli stupefacenti, soppiantando in tutto o in parte quello di provenienza turca.

Il fenomeno delinquenziale di matrice cinese in Europa e sue dimensioni in Italia
In Europa la criminalità organizzata cinese ha posto le sue basi già da molti anni, servendosi di alcune principali città come scali per il transito e/o come destinazione finale di ingenti partite di stupefacenti nonché per il traffico di clandestini.
È bene sottolineare che il traffico di clandestini non deve essere considerato una fenomenologia criminale di secondaria importanza rispetto al commercio di stupefacenti o ad altri reati contro la persona ed il patrimonio.
Le "Triadi", infatti, lucrano cifre esorbitanti facendo leva sulla disperazione e sul desiderio di affermazione dei cinesi che aspirano a far fortuna all'estero, costituendo, in tal modo, un fertile terreno di reclutamento di manovalanza criminale e di forza lavoro a prezzi irrisori.
È stato accertato che la criminalità associata cinese si avvale del traffico illegale di immigrati per introdurre in un determinato territorio persone consapevoli fin dall'inizio che, per pagare il viaggio, saranno costretti a commettere reati di ogni tipo per conto delle organizzazioni.
L'immigrazione clandestina rappresenta senza dubbio il volano di tutte le attività impiantate ed il mezzo attraverso cui si realizza uno stretto controllo delle strutture imprenditoriali.
Nel nostro Paese il fenomeno della criminalità cinese è balzato da qualche tempo all'attenzione delle Forze di Polizia e dell'opinione pubblica.
Azioni intimidatorie perpetrate nei confronti di imprenditori cinesi e di semplici immigrati dimostrano da un lato la tendenza dei criminali ad agire in gruppo e dall'altro la condizione di assoggettamento al dispotismo della comunità di immigrati residenti sul territorio nazionale, caratteristiche comportamentali tipiche dei gruppi mafiosi.
Il traffico di clandestini sembra essere l'attività principale, sia al fine dell'inserimento degli immigrati in attività produttive che insistono sul nostro territorio sia per il loro transito verso l'Europa o il Nord America.
Nel nostro Paese, similmente a quanto già verificatosi all'estero, una influenza determinante sulla comunità di immigrati è sovente esercitata da orientali naturalizzati, che hanno assunto la cittadinanza italiana o di altri paesi della Comunità Europea, e della loro prole.
Si è frequentemente verificato, nel corso di indagini di polizia giudiziaria portate a termine in Italia ed all'estero, che a ricoprire ruoli di rilievo nella gestione dei più lucrosi traffici illeciti siano proprio elementi di origine e lingua cinese che, per l'anteriorità del loro insediamento all'estero, abbiano acquisito nuova cittadinanza.
È bene, innanzitutto, premettere che ci troviamo di fronte una comunità forte di circa 15.000 presenze ufficiali, la cui consistenza può lievitare in una misura variabile tra 1/3 ed i 3/5 ove si considerino i clandestini (grafico 1).
Per effettuare, tuttavia, una corretta lettura delle presenze si deve tener conto del dato sui permessi di soggiorno scaduti, che devono essere sottratti al totale di quelli rilasciati.

È un dato, quello dei permessi scaduti, che comunque è utile per meglio evidenziare la realtà globale del fenomeno della immigrazione cinese in Italia; ciò soprattutto in considerazione del fatto che i permessi di soggiorno vengono spesso utilizzati per consentire l'ingresso di clandestini nel nostro Paese.
Quella del traffico di clandestini è una vera e propria "industria".
I clandestini, come risulta del resto da numerose indagini, pagano una somma variabile dai 20 ai 30 milioni di lire per poter arrivare dalla Cina in Italia.
Somme più alte sono pagate per raggiungere gli Stati Uniti o il Canada.
Una volta in Italia sono costretti a lavorare dieci, dodici o con punte massime di diciotto ore al giorno, per due o tre anni, con costi per il datore di lavoro cui saranno assegnati vicini allo zero.
Quando il clandestino arriva in Italia, quindi, è "indebitato sino al collo" o con l'organizzazione ovvero con la famiglia di origine che è rimasta in Cina, che ha anticipato le spese del viaggio.
In questa condizione soprattutto i più giovani possono diventare facile preda di coloro che abbiano interesse ad indurli a compiere reati di varia natura.
In Italia la comunità cinese è composta, in maniera assolutamente prevalente, da cittadini della Repubblica Popolare Cinese.
Venti volte circa più piccola è la comunità di cittadini provenienti dalla Cina nazionalista (Taiwan), mentre numericamente minime sono le comunità di emigrati provenienti da Hong Kong e Macao.
Per quanto specificamente attiene alla distribuzione sul territorio nazionale dei soggiorni rilasciati, che non comprendono ovviamente i clandestini, registriamo una non uniformità della stessa, che si realizza piuttosto secondo logiche per lo più determinate dal paese di provenienza (grafico 2).
Le ragioni nelle quali si registra, in assoluto, una maggiore incidenza di permessi rilasciati a cittadini cinopopolari sono, nell'ordine, la Lombardia, il Lazio, la Toscana, l'Emilia Romagna, il Piemonte ed il Veneto.
La situazione si modifica se si riguardano i dati complessivi relativi ai permessi di soggiorno validi (dato che si ottiene sottraendo dai totali dei permessi rilasciati il numero di quelli scaduti - grafico 3).
Il divario tra la Lombardia e la Toscana e le altre regioni si attenua.
Rapportando, poi, il numero delle dichiarazioni di soggiorno non scadute alla consistenza della popolazione italiana, la più alta concentrazione di cinopopolari si registra in Toscana, seguita dal Lazio, il cui dato è di poco superiore a quello della Lombardia; seguono il Friuli Venezia Giulia, l'Emilia Romagna ed il Piemonte (grafico 4).
Assolutamente marginale continua ad apparire, invece, il fenomeno nelle regioni meridionali della Penisola ed in quelle insulari.
È opportuno a questo punto rilevare che la concentrazione è uno dei fattori a rischio e sui quali è d'obbligo una pausa di riflessione.
Le confluenze si determinano in ragione di una serie di concause.
Tra le altre ricordiamo gli insediamenti storici, il loro ingrandirsi attorno ad importanti gruppi familiari, l'economia del luogo che consente ai cinesi di meglio operare in relazione alle loro tradizioni lavorative e le difficoltà obiettive incontrate nel valutare un fenomeno da parte delle istituzioni.
Le rotte seguite per giungere in Italia sono molteplici; fra queste si annoverano:
1. Shanghai - Pechino - Budapest - Jugoslavia - Pola/Trieste;
2. Hong Kong - Bangkok - Francoforte - Bucarest - Roma;
3. Shanghai - Hong Kong - Roma;
4. C.S.I. - ex Cecoslovacchia - Germania - Francia - Spagna - Milano;
5. Romania - Ungheria - Austria;
6. Albania - Brindisi;
7. Malta - Sicilia.
La conoscenza delle diverse rotte seguite dai trafficanti potrà rivelarsi fondamentale nel lavoro di individuazione e di studio dei gruppi criminali responsabili del traffico di clandestini.
Tenuto conto della realtà economica e sociale che attualmente caratterizza la Repubblica Popolare Cinese, non è improbabile che in un prossimo futuro i flussi migratori di clandestini verso i Paesi occidentali possano addirittura incrementarsi.
Se questa previsione dovesse avverarsi, potrebbe essere difficile attuare il controllo dei cinopopolari senza aver preventivamente creato quelle basi di conoscenza necessarie per qualsiasi attività preventiva.
A ciò si aggiunga che con la completa applicazione dell'accordo di Schengen, stipulato proprio per favorire la circolazione delle persone nell'ambito dell'Unione Europea, l'esigenza in parola potrebbe diventare cogente.Sarà opportuno, pertanto, soprattutto con riguardo alla realtà cinese, pianificare un sistema finalizzato anche al contrasto della immigrazione clandestina dall'estero.
A tal riguardo è opportuno sottolineare che la cura dell'intelligence sul fenomeno della immigrazione clandestina (in accordo con le autorità dei paesi interessati) è la formula che ha consentito all'I.N.S. statunitense di conseguire, con interventi mirati, brillanti risultati nella lotta alle organizzazioni criminali che si occupano di traffico di manodopera clandestina.
La necessità di un "moderno sistema di gestione delle informazioni concordato fra gli Stati firmatari" dell'accordo di Schengen è una delle priorità più sentite dagli "addetti ai lavori".
Passando, ora, ad analizzare le segnalazioni degli illeciti in cui incorrono i cinopopolari oltre, ovviamente, alla inosservanza della normativa sugli stranieri, l'illecito per il quale ricorrono il maggior numero di inserimenti è sicuramente il falso (grafico 5).
Infatti, la falsificazione di atti, documenti, carte di credito, sigilli, passaporti, autorizzazioni di soggiorno sembrano settori in cui le organizzazioni criminali orientali primeggiano in tutto il mondo.
In Italia è diffusa la falsificazione di soggiorni, passaporti, patenti ed altri documenti cinesi, attività che i cinopopolari stanno affinando, arrivando a riprodurre perfino i sigilli ufficiali del Governo cinese.
A Pistoia, ad esempio, nell'agosto del 1993 le Forze dell'Ordine hanno sequestrato timbri ufficiali della Repubblica Popolare Cinese utilizzati per attestare l'autenticità di passaporti e di altri documenti di identificazione, un sigillo per la falsificazione di patenti cinesi, un macchinario per la stampa a caldo di patenti cinesi plastificate, ed una matrice per l'apposizione del timbro a secco ufficiale cinese.
Anche il gioco d'azzardo è da considerare molto attentamente.
L'attività di organizzazione e gestione del gioco d'azzardo è tradizionalmente appannaggio delle organizzazioni criminali asiatiche che ne traggono consistente profitto.
Attualmente, c'è da sottolineare una presa di coscienza della effettiva pericolosità dei gruppi criminali cinesi.
A Roma, il gruppo più forte nel 1991 era denominato "Testa di tigre" con al vertice il noto ZHOU Yi Ping, implicato nel sequestro del ristoratore romano ZHOU Chao Hua e in un analogo reato commesso in Francia nei confronti di LIAO Yin Xian.
Sempre nella capitale opererebbero altri due gruppi, denominati "Uccello Paradiso" ed "Alleanza Orientale del Quin Tien".
La pericolosità dei gruppi criminali cinesi emerge da quanto scaturito nel corso dell'operazione di polizia condotta proprio dalla D.I.A. denominata "Riso Amaro", laddove è stata acquisita la notizia che a causa di contrasti insorti tra gruppi contrapposti di immigrati cinopopolari a Roma, proprio dalla Francia sarebbero giunti per prendere le parti di uno dei contendenti decine di malviventi pronti a tutto.
In Puglia, è stato accertato che il cittadino cinopopolare DONG Xueshi, residente a Milano, ed i pluripregiudicati Francesco Boggia e Roberto Caracciolo, entrambi originari di Brindisi, erano fra loro in contatto per gestire un traffico di clandestini cinopopolari che, fatti transitare dall'Albania, venivano sbarcati sulle coste pugliesi per essere introdotti in Italia.
Viepiù, il pericolo maggiore tuttavia è rappresentato dal fatto che Hong Kong nel 1997 tornerà sotto la sovranità della Repubblica Popolare Cinese.
E allora il timore è che segmenti importanti dell'opinione pubblica cinese e della classe dirigente possano così essere indotti a credere che i capitali sporchi delle "Triadi" siano in grado di costituire uno dei pilastri sui quali fondare il nuovo corso economico dell'epoca delle liberalizzazioni; si tratterebbe, invece, com'è facile intuire, di un vero e proprio abbraccio mortale, in grado di compromettere in partenza l'euritmico sviluppo della società cinese.

L'identificazione di cinopopolari
L'analisi preventiva della D.I.A. ha fatto emergere in tutta la sua complessità ed importanza la problematica afferente l'identificazione dei cinopopolari.
Diversamente dall'italiano e dagli altri linguaggi occidentali, il cinese non si fonda su di un sistema alfabetico; piuttosto la lingua cinese è composta da migliaia di caratteri ognuno dei quali rappresentato da una sola sillaba.
Ogni sillaba è in sé una unità, rappresentando una idea completa.
Il cinese scritto è compreso da tutti i cinesi, mentre il linguaggio cinese parlato varia a seconda dei dialetti: in altri termini, sebbene tutti i cinesi leggano la stessa lingua, nondimeno possono comprendere colui il quale si esprime in un dialetto diverso.
La romanizzazione (rappresentare cioè in lettere latine il suono del carattere cinese) degli ideogrammi (i cognomi cinesi sono composti da uno o più di rado da due ideogrammi) e la rilevazione di dati che per questa etnia sono fondamentali (luogo di nascita, nomi dei familiari, dei congiunti, attività esercitate ed altro) sono operazioni di grande importanza.
In particolare, la romanizzazione può avvenire seguendo diversi sistemi e pervenendo, pertanto, a risultati anche molto dissimili per lo stesso carattere.
La correttezza e la univocità della romanizzazione assume, come si comprenderà, una valenza determinante quando si verte in tema di identificazione.
L'importanza della univocità del sistema di romanizzazione dei nomi cinesi, sia in ambito nazionale che al di fuori di esso, si evidenzia in tutta la sua necessità ove si consideri che un cinese potrebbe assumere più identità utilizzando sistemi diversi di traslitterazione dell'ideogramma del proprio cognome.
Integrando, allora, la romanizzazione che deve avvenire con il sistema pinyin-mandarino (che è quello ufficiale adottato in Cina Popolare, ad Hong Kong ed in Occidente) con la formula numerica ricavata da uno speciale codice, denominato Standard Telegraphic Code (S.T.C.), sarà possibile individuare i caratteri cinesi che compongono le generalità della persona.
L'S.T.C. non è altro che una grande tabella di conversione in cui ad ogni ideogramma cinese è assegnato un numero di quattro cifre.
La D.I.A. nell'approccio alla problematica criminale di matrice orientale si è prefissata un obiettivo: quello cioè di creare in tale campo d'azione delle regole, delle metodologie di indagine, in uno una cultura, pur nella consapevolezza di incidere in un mondo la cui impermeabilità è massima.
Se il muro della lingua può essere valicato, più difficile risulterà vincere quelle resistenze e diffidenze che fanno delle comunità cinesi all'estero delle vere e proprie collettività chiuse.
Molto importante è sapere che nella cultura cinese la testimonianza dinanzi alle Autorità di Polizia o a Tribunali è considerata di per sé un atto audace e sconsiderato, tanto da rappresentare un vero problema il far verbalizzare una testimonianza e farla confermare in sede giudiziale.
È consigliabile, pertanto, qualora non ostino importanti esigenze investigative pensare fin dal primo momento a sfruttare le opportunità di assunzione della prova con le modalità dell'incidente probatorio di cui agli artt. 393 e ss. del Codice di Procedura Penale.



Permessi di soggiorno di cittadini di area cinese
Suddivisione per cittadinanza


Grafico 1


Cittadini della Cina Popolare
Distribuzione dei soggiorni per regione
(Dati CED Ministero Interno, aggiornati al 9/1/95)


Grafico 2


Cittadini cinopopolari
Distribuzione per regione permessi validi
(Dati CED Ministero Interno, aggiornati al 9/1/95)


Grafico 3


Immigrati cinopopolari
Soggiorni validi x 10.000 residenti
(Dati CED Ministero Interno / ISTAT)


Grafico 4


Immigrati cinopopolari. Segnalati Arpo
Reati principali
(Dati CED Ministero Interno)


Grafico 5
La versione integrale del n. 4/2011 sarà disponibile online nel mese di maggio 2012.